La corsa del cloud in Italia

Ott 11, 2022 | Trasformazione digitale

Il mercato del cloud cresce nel 2022 del +18% rispetto al 2021

I dati diffusi dall’Osservatorio Cloud Trasformation, promosso dal Politecnico di Milano e giunto alla dodicesima edizione, hanno svelato come il cloud si confermi un mercato in consolidamento, superando i 4,5 miliardi di euro. La crescita, rispetto al 2021, è del +18%, di cui il 15% rappresenta la crescita organica in continuità rispetto agli scorsi anni e il +3% dovuto all’impatto delle aspettative di rialzo dei servizi che potrebbero manifestarsi entro la fine dell’anno.

La situazione delicata dal punto di vista geopolitico, con la crisi energetica che ne consegue, ma anche le difficoltà delle catene di fornitura e l’aumento dell’inflazione costituiscono una minaccia al potere d’acquisto delle imprese. Anche il mercato Cloud, basato sulle infrastrutture energivore, ne avvertirà l’impatto e si renderà necessaria una collaborazione nuova all’interno dell’ecosistema, basata sulla partecipazione di diversi attori e in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica.

Cloud, a quanto ammonta la spesa in Italia?

Il Public & Hybrid Cloud, cioè l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra cloud privati e pubblici, evidenzia come la crescita sul 2021 sia significativa e segni una spesa di 2,95 miliardi di euro (+22%). In particolare, sono i servizi PaaS – Platform as a Service – a far registrare una crescita importante del +33%, pari a 531 milioni di euro, e confermandosi la base di partenza per lo sviluppo e la modernizzazione delle applicazioni. Anche lo Iaas – Infrastructure as a Service – registra una crescita del +27%, pari a 1,15 miliardi di euro, seguito dal SaaS – Software as a Service – che cresce del +14%, pari a 1,27 miliardi di euro. Anche i servizi infrastrutturali presso fornitori esterni, cioè il Virtual & Hosted Private Cloud, cresce del +15% pari a 933 milioni, mentre la Data Center Automation cresce del +8%, per un totale di 680 milioni.

PMI e grandi imprese alla prova dell’adozione del cloud

Il cloud rappresenta ormai una certezza per le grandi imprese, con una modalità di applicazione del parco applicativo di circa il 44%. Superato l’iniziale scetticismo, anche nelle PMI si registra un importante passo in avanti: nel 2022, infatti, ad adottare almeno un servizio in cloud è almeno il 52% delle aziende, con un aumento del +7% rispetto all’anno precedente e con una spesa cloud in crescita del 24%.

Una volta superata la prima fase, fatta di approcci semplici e meno rischiosi, si raggiungono la consapevolezza e le esperienze di base utili per affrontare le sfide più complesse che caratterizzano gli interventi di modernizzazione delle applicazioni core. La tendenza in atto vede il rafforzamento delle attività progettuali in programmi pluriennali volti a una trasformazione digitale profonda.

Il cloud tra sostenibilità ambientale ed economica

La complessità dei sistemi informativi e la maturità tecnologica raggiunta dal cloud stanno portando le organizzazioni a ripensare i propri modelli di governance. È necessario, infatti, un salto culturale e di competenze che coinvolga tutti gli stakeholder: le organizzazioni dovranno, infatti, non solo prendere atto della complessità da gestire, ma anche degli investimenti da mettere in campo nella direzione ICT, nella Line of Business e nello sviluppo di competenze e professionalità; i player d’offerta, invece, dovranno saper proporre tecnologie più efficienti, servizi a volare aggiunto e modelli più trasparenti e collaborativi.

La situazione attuale vede l’attribuzione dei costi del cloud all’IT, con modelli poco flessibili e non adatti alla logica self-service del cloud stesso. Inoltre, sono il 14% delle imprese end user si è dotata di una strategia Green IT, da intendere come impegno nella riduzione dell’impatto ambientale dell’IT aziendale, e il 21% delle organizzazioni inizia a muovere i primi passi in questa direzione. Ci troviamo di fronte a uno snodo cruciale per tutti i mercati, la cui rilevanza è sottolineata dall’intensificarsi proprio della crisi energetica, con la conseguente necessità di rivalutare i processi operativi e i partner di filiera.

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