Torna lo smart working, ma cosa serve alle imprese e alla PA per incrementarne l’uso?

Gen 14, 2022 | Trasformazione digitale

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Quello dello smart working è un fenomeno in crescita nel nostro Paese e i pareri dei dipendenti dopo alcuni mesi di ricorso a questa modalità sono per lo più positivi. I vantaggi, infatti, sono tanti, sia per le aziende e le PA che per i lavoratori, e vanno da una maggiore competitività aziendale a una maggior produttività, passando anche per un minor impatto ambientale e una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata. Secondo un’indagine condotta da InfoJobs su un campione di 1149 candidati e 189 aziende, il 49% degli intervistati riscontra grazie allo smart workind un risparmio di tempo per gli spostamenti tra casa e ufficio, il 19,5% apprezza la flessibilità degli orari, il 17% sottolinea la possibilità di gestire liberamente le esigenze – sia personali che lavorative – e l’11% ribadisce l’assenza di distrazioni.

Lo smart working si rivela sempre più una modalità preziosa, ma cosa serve per implementarne l’utilizzo?

Partiamo con ordine.

Il ricorso allo smart working, come chiarisce la normativa di riferimento, è sempre frutto di un accordo tra le parti, in cui vengono stabilite le modalità e le condizioni quali gli strumenti e la retribuzione. Questo comporta una trasformazione della cultura aziendale e manageriale: in un Paese tradizionalmente legato all’orario d’ufficio come l’Italia, è necessario formare correttamente tutti gli attori aziendali affinché si passi agevolmente al lavoro per obiettivi, che comporta una maggiore autonomia e una maggiore consapevolezza dei risultati da raggiungere, con il conseguente riesame delle procedure produttive, dei compiti e delle mansioni. Una volta individuate le prospettive, i nuovi modi di lavorare e la tecnologia necessaria allo smart working, è necessaria una revisione di tutti i flussi lavorativi, sia interni che esterni, a partire per esempio dal workflow documentale. Questo aspetto porta con sé, come conseguenza naturale, la revisione degli strumenti di condivisione, di collaborazione e di conservazione. Con lo smart working, dipendenti e collaboratori si ritrovano a lavorare in luoghi – e orari – diversi tra loro. È perciò necessario semplificare la condivisione del lavoro attraverso software specifici e un cloud data center, favorire la comunicazione attraverso tool di gestione di calendari condivisi e videochiamate e adottare soluzioni digitali per la conservazione documentale e la gestione logistica.

Per adattarsi a questa nuova modalità, è utile affidarsi a team di esperti capaci di affiancare sia le imprese che le PA nella transizione digitale e nella ricerca di soluzioni su misura delle singole esigenze. Ma non finisce qui: lo smart working porta con sé la necessità di una formazione digitale costante, che coinvolga tutti i settori e i livelli, e di una cultura aziendale aperta, flessibile, basata su nuovi modelli e nuove relazioni.

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