Negli ultimi 15 anni l’utilizzo degli strumenti TIC (cioè tecnologie dell’informazione e della comunicazione) è aumentato in maniera significativa, sostenuto poi da un’ulteriore spinta durante la pandemia.
L’Italia, tuttavia, è ancora distante dai numeri europei, anzi ben al di sotto della media Ue. Secondo recenti rilevazioni, i cittadini che hanno accesso alla connessione a banda larga in Italia erano, nel 2019, l’84% (il 4% in meno rispetto al dato europeo). Questi numeri sono in netto miglioramento: rispetto al 2011, infatti, si registra un incremento pari al 32% e le famiglie che hanno a disposizione almeno un computer e una connessione a internet sono aumentate del 14,9%.
Nel 2019, tuttavia, solo il 59% degli italiani utilizzava Internet per inviare e ricevere e-mail, mentre in Europa il valore si attesta al 73%. Sempre nel 2019, le persone che nel bel Paese hanno utilizzato sistemi informatici per interagire con la PA rappresentano il 23% contro il 53% degli europei.
A essere cresciuta in maniera esponenziale già da fine 2019, con aumenti ancor più consistenti durante tutto il 2020, è la digitalizzazione applicata al mondo del lavoro con l’introduzione dello smart working, passato dal 4,8% del 2019 a picchi dell’89% nelle grandi aziende, del 62% nelle PA e del 35% nelle PMI.
In questo quadro emergono differenze sostanziali da Regione a Regione. La Lombardia è la prima Regione in Italia per la digitalizzazione: secondo dati ISTAT, nel 2019 il 79% delle famiglie lombarde poteva avere accesso a internet da casa, contro il 76,1% di media nazionale. Per quanto riguarda le imprese, la percentuale di connessione si attesta al 96,5% contro la media nazionale del 94,5%; sul fronte dei rapporti di interazione con la PA ci troviamo al 27% (contro il 23% di media nazionale), mentre la digitalizzazione dei servizi raggiunge il 62,9% (contro la media nazionale ferma al 48,3%). Tra le Regioni che fanno meglio rispetto alla media nazionale ben otto (su undici) sono del Nord, mentre le ultime classificate sono tutte del Sud. Fanalino di coda è infatti la Calabria. Il divario maggiore si registra in termini di infrastrutture e capitale umano: per quanto riguarda, ad esempio, la connettività a internet in otto regioni del centro-sud – tra cui Molise e Calabria – meno del 20% delle abitazioni è connesso a banda larga veloce; in merito invece alle competenze digitali, solo il 29,1% dei cittadini siciliani ha competenze di base, mentre in Campania, Puglia e Calabria le donne a lavorare nei settori IT e tech sono pochissime.
Ampliando lo sguardo e attingendo ai dati DESI 2020 riferiti al 2019, l’Italia è fanalino di coda in Europa in termini di digitalizzazione e di competenze digitali dei cittadini, ben al di sotto della media. Se l’interesse per la formazione in ambito informatico è indubbiamente in crescita, c’è ancora molto da fare affinché si raggiungano gli standard europei: se da un lato la PA dovrebbe incoraggiare i cittadini ad apprendere nuove competenze, dall’altro sono proprio molti siti di PA ad avere gravi carenze in materia di cybersecurity.
La strada da percorrere, insomma, è ancora lunga e quella su cui lavorare è un’Italia a due velocità, ma quella della digitalizzazione è una sfida cui siamo tutti chiamati e cui non possiamo più sottrarci, sfruttando in maniera oculata anche i fondi della Missione 1 del PNRR dedicata a Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura.