L’indagine “Next Gen Organization”, condotta da The European House-Ambrosetti e Workday, con il coinvolgimento di top executive di alcune imprese italiane, ha cercato di traccia il profilo organizzativo dell’azienda perfetta e di individuare i cardini su cui poggiare lo sviluppo di nuovi modelli di lavoro e collaborazione, tenendo conto delle nuove tecnologie digitali e della maggiore disponibilità di dati durante il processo di digitalizzazione.
L’indagine
La ricerca è stata incentrata su due focus:
- L’indagine dei fattori che influenzano l’evoluzione delle strutture organizzative e le caratteristiche delle aziende di nuova generazione;
- I paradossi organizzativi e l’impatto delle nuove tecnologie sui processi di gestione delle risorse umane.
I risultati devono essere letti alla luce della necessaria ripresa della produttività nel sistema-Paese: in questo contesto, emergono elementi quali l’attenzione alla sostenibilità, l’allocazione corretta di talenti e competenze e la managerializzazione.
Tra le direttrici su cui si sviluppano le sfide cui sono chiamate le aziende c’è anche la capacità di saper sfruttare le opportunità della data economy per sviluppare modelli organizzativi nuovi e, al tempo stesso, incoraggiare la trasformazione dei modelli operativi e di business delle imprese. La trasformazione deve, inoltre, essere accompagnata da un’apertura caratterizzata da logiche di cooperazione e, ove necessario, di competizione che vadano a intensificare gli scambi di dati, aumentando così le opportunità di creazione di servizi verticali e di nuove esperienze di consumo.
Ad assumere una posizione ancora più rilevante sono anche le persone che, complice l’emergenza pandemica, hanno ridefinito paradigmi come la flessibilità della giornata lavorativa e il lavoro da remoto.
Organizzazioni: quali sono oggi le caratteristiche chiave?
Per gli esperti, bisogna partire proprio dalla human centricity all’interno delle organizzazioni lavorative, cui segue la sustainable sensitivity, secondo cui la sostenibilità è un driver chiave sia interno che esterno.
Troviamo poi la tendenza HR data-driven, in cui l’utilizzo dei dati diventa una preziosa opportunità per migliorare la produttività, il benessere e le performance dei lavoratori che, al tempo stesso, contribuiscono allo sviluppo di applicativi in grado di supportare l’evoluzione e la crescita delle risorse umane.
Combinando queste caratteristiche si può rispondere in maniera efficace alle sfide del mercato, rendendo l’organizzazione più solida sia internamente, con la promozione di una cultura aziendale che soddisfi le esigenze di tutti gli attori, che esternamente, lavorando cioè su brand identity e brand awareness.
La tecnologia svolge così un ruolo “abilitatore”: la diffusione della digitalizzazione offre opportunità di sviluppo per i paradigmi di gestione delle HR e di creazione di valore. Da qui sorge la necessità per i top executive di sfruttare i dati, i nuovi driver di sostenibilità e le innovazioni tecnologiche per valorizzare le risorse umane, aumentare i tassi di retention dei talenti interni e attrarne di nuovi concretizzando nuovi modelli organizzativi.
Non solo innovazione e produttività, ma anche equità, capacità attrattiva e di engagement: sono questi i must have delle organizzazioni del presente e soprattutto del futuro. Per raggiungere questi obiettivi, è necessario abbandonare i vecchi modelli, notoriamente disgiuntivi, in favore di valori aggiunti che facciano sentire tutti inclusi e supportati sul posto di lavoro e l’adozione di tecnologie digitali diventa un passaggio obbligato.
Quanto ai cosiddetti punti di frizione che rallentano o addirittura limitano l’evoluzione dell’organizzazione, le soluzioni risiedono in azioni chiave che passano innanzitutto dall’assunzione di un ruolo centrale delle Direzioni HR nella definizione delle strategie aziendali.